Argomento molto dibattuto è la perizia grafica forense su documenti in fotocopia, che è stata anche oggetto di sentenza della Corte di Cassazione, la quale nega il valore peritale grafico di una verifica eseguita su un documento non originale.
Cass. civ. Sez. II, 27-01-2009, n. 1903. Questa sentenza, nella sua chiarezza, impedisce sostanzialmente che si possa fare una perizia grafica credibile su fotocopia. La caratteristica di una riproduzione ottico-meccanica (fotocopia) comporta necessariamente la perdita di informazioni grafiche, tanto che in definitiva il valore di prova di una fotocopia è pari al valore testimoniale di un “de relato”, con tutti i necessari distinguo che l’assunzione di una simile prova comporta. La sentenza citata non elimina il valore documentale che la fotocopia assume in assenza di originale, ma invece ne limita la credibilità in fase periziale. Il perito grafico si troverà a fare “di necessità virtù”, consapevole però di tutti i limiti e le insidie che tale “oggetto sconosciuto” comporta, comparato con un documento originale di diverso valore probatorio.
Le prime stampanti laser nacquero come derivazione dalle fotocopiatrici, messe in commercio negli anni ’50 (dalla Xerox Corporation), dove l’acquisizione era realmente una fotografia, con tanto di obiettivo e fotocamera. Con gli anni ’80 tale sistema fu progressivamente sostituito dalla tecnica di scansione (anche se termine “fotocopia” è rimasto). Il suo principio di funzionamento è schematicamente illustrato nella figura sopra, e si può descrivere così:
Nella figura sotto lo schema è illustrato da un’altra prospettiva, che chiarisce meglio la dinamica ciclica che porta a riprodurre un segnale digitale in una informazione stampata su carta. Il sistema illustrato rappresenta il funzionamento di una stampante monocromatica. La funzione del laser non è quella di trascrivere il nero, è invece quella di cancellare le parti che devono restare bianche. Nelle stampanti laser a colori, il foglio subisce quattro passaggi progressivi a registro, uno per ogni colore primario, Giallo, Magenta e Ciano, oltre al Nero, fino a giungere al risultato finale. Uno dei passaggi più problematici e critici di stampanti e fotocopiatrici laser a colori è rappresentato proprio dalle imperfezioni di messa a registro, percepibili anche a occhio nudo.
Le moderne stampanti laser a colori hanno una elevata qualità di riproduzione, tanto da portare le Agenzie per la sicurezza europee e statunitensi a concordare la dotazione, in fase di progettazione e messa in commercio, di procedure di controllo che consentano la tracciabilità delle fotocopie. In questo senso un progetto molto ambizioso è quello chiamato “Steganography”, che prevede che nelle fotocopie a colori siano inserite di default delle microscopiche informazioni sotto forma di pallini gialli (invisibili all’occhio), che al microscopio forniscono il numero di serie, il modello e l’anno di costruzione.
Accertare se il documento sia in originale o in fotocopia. La prima indagine da svolgere in fase di accesso e di verifica ai documenti agli atti è accertarsi se il documento sia in originale o in fotocopia. Le tecnologie attive oggigiorno sono molto avanzate, e rendono queste operazioni non sempre facili da farsi, tanto che alcuni periti grafici sono incorsi in errori clamorosi, non essendo riusciti a distinguere le differenze esistenti, a volte impercettibili, che distinguono una buona fotocopia laser a colori da un originale. Se si utilizza un buon lentino e una luce radente, e ancora meglio con un piccolo microscopio USB, si riesce in modo agevole a individuare il caratteristico brillio tipo sabbia del toner in BN, od anche l’inevitabile bordo colorato del fuori registro in presenza di fotocopie a colori nelle zone non coperte dal nero. Anche le tonalità di grigio sfumato sono rese con artifici retinati, agevolmente individuabili con ingrandimenti superiori a 10x.
Fattori da considerare nell’indagine. Le fotocopie in bianco e nero presentano invece una serie di artifici bitonali, dovuti al molto ristretto ambito descrittivo del nero profondo (presenza di segnale) e del bianco del foglio (assenza di segnale). La generazione di questa dicotomia di segnale elimina sostanzialmente ogni informazione intermedia, trasformando la comune grafica policromatica ad una sorta di alfabeto Morse, con la relativa perdita di qualsivoglia informazione e la conseguente artefazione del segnale originale. Ancora più complessa e imprevedibile è la trasformazione di una fotocopia BN a causa dell’arbitrario posizionamento del punto di Soglia, scelto generalmente dalla fotocopiatrice, vale a dire del punto esatto di discrimine in cui un segnale grigio/colore diviene di un bianco assoluto o un nero assoluto, cambiando il rapporto relativo fra segni grafici (spessori, giunzioni, ripassi, sovrapposizioni, e così via) e bianco di fondo.
Problematicità e possibilità di queste tipologie di indagini. Altro fattore da non sottovalutare è l’assoluta impossibilità di riconoscere eventuali falsi, se creati da persone esperte in grafica digitale, per la cancellazione pressoché totale del substrato cartaceo. Le indagini riportabili alla semplice fotocopia rivestono un importante valore indiziario se condotte nel solco limitato di quelle verifiche che escludono la tridimensionalità, la spettrometria e le deduzioni neuromotorie ricostruite attraverso il tracciato, fermi restando i limiti e le cautele che il perito giudiziale deve sempre mantenere, restando ignoti i passaggi che un documento fotocopiato cancella definitivamente. La fotocopia è assimilabile ad una rappresentazione di “ombre cinesi”, dove il gioco di luci ed ombre raffigura una realtà che potrebbe rivelarsi totalmente diversa. Il telefax, una fotocopia trasmessa via telefono, chiede una digressione a parte, per alcune sue precipue caratteristiche tecniche. La prima differenza sostanziale è nella trasmissione del segnale, che nella fotocopia avviene per linee di scansione, invece per il telefax avviene per punti di scansione. Una differenza di “scrittura del testo” importante per comprendere il motivo cui sono dovute sia la bassa risoluzione con la tipica scalettatura, sia certe curiose deformazioni in stile futurista del testo originario, rendendo sostanzialmente ogni considerazione sulla forma e sulle dimensioni di una scrittura ancora più inaffidabili per le indagini di omografia/eterografia.
Nell’ultimo ventennio sono entrate correntemente in uso quattro principali tipologie d’inchiostro per la compilazione di stampe su documenti cartacei, con varianti più o meno variegate e diffuse.
Gli inchiostri da penna per manoscrittura utilizzano solventi polari ed apolari che veicolano coloranti di vario tipo, naturali o sintetici, in soluzione o in sospensione. Le penne stendono l’inchiostro sul supporto cartaceo per trascinamento, attraverso una sfera rotolante oppure tramite un feltro (nei pennarelli). Le tipologie di penna a sfera più diffuse sono la penna biro, la penna roller e la penna gel. Si distinguono per:
La stampa laser è un sistema di adduzione del segno grafico per via elettrostatica, attraverso un tamburo caricato elettricamente a ciclo continuo con micropolveri solide. La tecnica consiste nella deposisizione per strati di una sostanza opaca elettronegativa sul supporto cartaceo elettropositivo e di seguito selettivamente scaricato attraverso la radiazione laser, che letteralmente cancella le parti destinate a restare bianche.
Le stampati laser sono distinte in due grandi categorie: B/N ed a colori. Le stampanti B/N depositano uno conglomerato di micropolveri di carbone (nerofumo) frammisto a particelle termolabili di PMMA (polimetilmetacrilato) il cui compito è stabilizzare lo strato delle micropolveri nere attraverso il passaggio nei rulli termici. Illuminate con adeguata luce polarizzata, le particelle di PMMA riflettono un caratteristico brillio. Il conglomerato del toner ha un elevatissimo potere coprente ed elimina alla vista gran parte dell’impagliato della carta sottostante. Le stampanti laser a colori graduano il colore attraverso il sistema della retinatura stocastica, simile a quello che si rileva nelle migliori stampanti inkjet, ma molto più ordinato e sopratutto in netto rilievo, con scarsa penetrazione nel substrato sottostante. La caratteristica distintiva risiede comunque nella presenza di micropunti gialli nelle parti bianche, non visibili ad occhi nudo, il cui disegno consente di individuare marca e modello della stampante d’origine (steganografia). Si distinguono per:
La stampa InkJet ha fatto la sua comparsa commerciale agli albori del 2000 e negli ultimi anni si ampiamente diffusa per il basso costo copia e la notevole qualità ed affidabilità tecnica. Si distingue per l’uso di coloranti allo stato liquido, spruzzato selettivamente sulla carta in microgocce per evaporazione e successiva condensazione oppure per tecnologia piezoelettrica a freddo. Si distinguono per:
Gli inchiostri per timbri si ritrovano alcune volte sui documenti in verifica; sono di natura molto diversificata, con base oleosa per i timbri metallici oppure apolari a base di derivati aromatici nei timbri autoinchiostranti. Gli inchiostri a base oleosa hanno elevate capacità coprenti e risulta praticamente impossibile rimuoverli digitalmente per accedere ad eventuali scritture sottostanti. Gli inchiostri a base aromatica sono in genere colorati variamente, con media capacità coprente e buone possibilità di deprivazione cromatica per accedere alle scritture sottostanti. Si distinguono per:
Viene preferita e scelta una metodologia d’indagine in funzione di una valutazione personale, relativa ai documenti disponibili, che possono essere vari e di diverso tipo (non vi sono regole codificate, se non per sommi capi). Questa premessa è necessaria per raggiungere risultati affidabili e utili, per un corretto svolgimento della contesa giudiziale.
Cass. IV Sez., 1688/00, 2123/00, 2139/00 (Sentenza in materia di perizia grafica). “La ricerca della causa di un evento non deve avvenire con appello all’intuizione o all’immaginazione, ma in ossequio al principio di stretta legalità o di tassatività, facendo ricorso al modello generalizzante della sussunzione sotto leggi scientifiche, le uniche in grado di rendere solido l’accertamento del nesso, che proprio per questa garanzia di solidità sono denominate leggi di copertura […] possono essere sia leggi universali che leggi statistiche; quest’ultime si limitano ad affermare che il verificarsi di un evento è accompagnato dal verificarsi di un altro evento soltanto in una certa percentuale di casi […] una spiegazione statistica adeguata del singolo evento presuppone una legge statistica con un coefficiente percentualistico vicino a 100 e deve sfociare in un giudizio sul nesso di condizionamento di alta probabilità logica o di elevata credibilità razionale, dove alta ed elevata stanno a indicare un giudizio che si avvicina, al massimo, alla certezza.”
È impossibile ottenere 2 firme identiche della medesima persona. Le firme dello stesso sottoscrittore si presentano diverse, possono differire in orientamento e scala. Ad esempio le firme sottoscritte con penne diverse e posizioni diverse possono presentare elevata variabilità. Anche un forte stato emozionale può far sì che si produca una firma innaturale, anche se autentica. La prassi condivisa riconosce in un manoscritto 3 attributi fondamentali:
La scrittura e la lettura sono due procedimenti mentali completamente diversi, localizzati in aree cerebrali specifiche ed interfacciati con protocolli sensoriali distinti, delegati ad algoritmi cerebrali che poco o nulla hanno in comune. Per fare un semplice esempio, ognuno di noi è in grado di leggere ed interpretare le più svariate forme di scrittura, dall’insegna fantasiosa di un negozio al biglietto di auguri scritto in caratteri leziosi, ma quasi nessuno è in grado di riprodurre esattamente in scrittura quello che invece riesce più o meno facilmente a leggere. La lettura è un processo mentale su base rigorosamente bidimensionale, mentre la scrittura è un processo fisico tridimensionale basato sulle leggi che regolano la fisica cinematica e la chimica degli inchiostri. Nel caso della manoscrittura entrano in gioco importanti funzioni di fisiologia di cui non è possibile ignorare la conoscenza. Il risultato è un oggetto tridimensionale in cui è possibile indagare le tracce che ne hanno generato le modifiche e risalire per via comparativa alle azioni e agli agenti che sono intervenuti.
La perizia grafica è l’insieme delle indagini mirate a stabilire l’origine e le eventuali variazioni che ha subito un documento cartaceo.
La procedura nell’indagine grafica segue questo flusso operativo:
David Ellen – (2005) The Scientific Examination of Documents Methods and Techniques – Second Edition – UK Taylor & Francis Ltd, l Gunpowder Square, London, EC4A 3DE
Heidi H. Harralson – (2014) Developments in Handwriting and Signature Identification in the Digital Age – Series Editor Larry S. Miller – O Routledge – Taylor & Francis Group LONDON
Caligiuri Michael P. & Mohammed Linton A. – (2012) The Neuroscience of Handwriting: Applications for Forensic Document Examination – CRC Press, Boca Raton, Florida.
John C. Russ – (2016) Forensic uses of digital imaging – Second Edition – CRC Press Taylor & Francis Group London
Radostin Belensky – (2016) Forensic Examination of Signatures (Forensic Notes Book 1-2-3) – Amazon Media EU S.à r.l.
La Grafometria Dinamica è una tecnica computazionale che può delineare, analizzare e circoscrivere le variabili bidimensionali delle autografie, con l’obiettivo di identificarne l’autore mediante una serie definita di parametri. L’identificazione viene fatta mediante la circoscrizione in insiemi definiti di una serie di parametri ricavati da scritture note, la successiva definizione degli stessi insiemi nelle scritture in verifica e per finire l’analisi comparativa delle analogie grafiche della scrittura in verifica con gli insiemi di autenticazione. I parametri numerici identificativi sono visualizzati con una serie di grafici bidimensionali, rendendo facile e immediato il confronto e le conseguenti valutazioni.
Il principio operativo su cui viene basata la metodica si trova nel riadattamento personale e univoco che ognuno fa dell’insegnamento scolastico dell’alfabeto e della sua successiva personalizzazione grafica. Questo riadattamento rende sostanzialmente unico e univoco il “modus scribendi”, permettendo di identificare la persona con un livello di certezza proporzionato alla complessità della propria rielaborazione grafica. Alla base del principio operativo vi è la cognizione che le informazioni esecutive memorizzate nel cervello non hanno misure compiute a noi usuali, quali angoli misurati in gradi, lunghezze misurate in centimetri, e così via. Le misurazioni si debbono sempre interpretate come “proiezioni bidimensionali” dell’impulso cerebrale in una “sequenza operativa tridimensionale”. Il nostro cervello memorizza solamente movimenti spaziali consecutivi, che adatta ogni volta alle circostanze esterne, facendo sì che sia molto difficoltoso, ad esempio, riprendere il naturale e spontaneo tracciato di una firma interrotta. Questi i principali elementi di valutazione grafica:
• Forma, l’aspetto esteriore del tracciato.
• Movimento, la progressione spaziale della penna che compone il tracciato.
• Variabilità, l’ampiezza delle variazioni misurate in più tracce grafiche.
Questi sono i parametri grafodinamici di maggiore interesse nel confronto analitico:
Le più recenti applicazioni digitali permettono di eseguire, in tempi sufficientemente rapidi, il ritracciamento delle scritture in comparazione e verifica. Questi i passaggi obbligati, in sintesi:
La corretta analisi dei risultati dell’indagine grafodinamica implica la perfetta conoscenza dei limiti della metodica, il cui risultato potrebbe dare falsi negativi o falsi positivi:
L’analisi del risultato grafico provvede alla comparazione, in prima istanza, tra le valutazioni sui singoli valori di area e lunghezza dei grafismi comparativi: Valori assoluti, Valore medio, Campo di variabilità. Si provvede poi, in seconda istanza, alle analoghe valutazione sui medesimi grafismi in verifica. Infine si comparano gli insiemi tra di loro, valutando la sovrapponibilità o meno di tali insiemi e dei loro valori medi. La carenza di sovrapponibilità, anche laddove parziale, non giustificata da evenienze precise e documentate, porta a stabilire la NON AUTOGRAFIA, per insufficienza di elementi di sostegno alla comprovata appartenenza AUTOGRAFA.
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