Dattiloscopia

Perizie dattiloscopiche

Salvatore Granata è a disposizione per perizie dattiloscopiche. La dattiloscopia fa riferimento al rilievo, l’esame e lo studio delle creste cutanee papillari localizzate sui polpastrelli delle dita, che generano le impronte digitali. Le impronte digitali sono uniche per ognuna delle dita e restano immutabili per ogni individuo. Sono di conseguenza un’ottima traccia per l’individuazione delle persone. Esistono 3 tipi di impronte digitali:

  • Visibili: mostrano dettagli riconoscibili delle creste papillari lasciate dalle dita contaminate con sostanze come sangue, inchiostro, sporcizia o grasso; quindi, presentano un evidente contrasto con la superficie di sfondo.
  • Tridimensionali: dovute al contatto delle mani con sostanze malleabili, come pece, cera, colla, anche queste possono essere fotografate.
  • Latenti o invisibili: sono dovute dall’essudato dei pori della pelle, con l’emissione di sostanze organiche, costituite da materiale sebaceo, acqua, acidi, calcio, fosfati…

 

Sugli oggetti lucidi, piani e non porosi che entrano a contatto con dita, di mani e piedi, restano delle impronte dovute all’essudato fisiologico e ad altre secrezioni. Le impronte palmari lasciano tracce che, con metodi di rilevamento, possono essere sia rilevate che confrontate con altre di riferimento. La dattiloscopia forense è una delle specialità trattate dall’ENFSI, che ne promuove il miglioramento e lo sviluppo. Lo studio delle impronte forensi si espande inoltre in diversi settori, con l’esaltazione e la comparazione delle impronte di pneumatici, calzature, strumenti di effrazione e altre impronte di interesse forense.

Analisi dattiloscopica

Premessa metodologica

(Estratta dalle lezioni del Corso di Criminologia presso l’Università dell’Aquila - prof. Enrico Fabrini)

Caratteristiche generali

Rispetto ai tradizionali caratteri metrici, oggetto centrale di studio dell’antropometria e delle biometrie in generale, i dermatoglifi presentano alcuni vantaggi:

  • Immutabilità relativa: il tracciato dei dermatoglifi rimane inalterato lungo tutto l’arco della vita di un individuo e non risente minimamente di alcuna influenza ambientale.
  • Unicità: la variabilità statistica dei dermatoglifi è così alta che non si riscontrano mai due disegni uguali in diverse dita della stessa persona o in persone differenti.
  • Classificazione: le variazioni della configurazione sono definite ed in numero limitato: è possibile quindi darne una classificazione sistematica.

Classificazione sistematica

I dermatoglifi permettono di raggruppare alcuni segni caratteristici in zone sistemiche del polpastrello suddividendone la distribuzione in:

  • Sistema o zona basale (basilare): situato alla base del polpastrello, è costituito da una serie di linee orizzontali e parallele alla piega interfalangica distale (A)
  • Sistema o zona marginale (apicale): situato all’apice del polpastrello, è costituito da linee periferiche arcuate e orientate secondo la curvatura dell’estremità del dito (B)
  • Sistema o zona centrale (nucleare o intermedia): non sempre presente posizionato al centro della figura, delimitata dagli altri due sistemi (C).

 

Nel punto in cui convergono i tre sistemi si disegna una figura triangolare chiamata “triradio” o “delta”.

Fig. 11: Classificazione sistemica delle aree del polpastrello

Tipologie del disegno delle creste papillari

Fig. 12: Tipologie del disegno ad Arco adelta o anucleare

Arco (a delta o anucleare)

È il disegno più semplice ed il meno comune (5%). Non presenta triradi (delta) e le creste descrivono una curva dolce.

Si possono avere due tipologie diversificate dalla gradualità delle creste: arco piano ed arco a tenda, ove quest’ultimo presenta un triradio.

Ansa (monodelta dx o sx)

È il disegno più comune (65%). Presenta un triradio (delta) ed un nucleo (core). Per questa figura è calcolabile la conta delle creste (ridge count).

È formata da un fascio parallelo di creste che compie una curva di 180° tornando ad incontrare sé stessa.

A seconda del lato che presenta l’apertura dell’ansa si possono avere due distinte tipologie: ulnare o radiale.

Fig. 13: Disegno ad Ansa monodelta

Fig. 14: Disegno a Vortice bidelta concentrico

Vortice (bidelta concentrico)

È  una figura comune (30%). Presenta due triradi (delta) ed un nucleo (core). Viene formata dall’unione di due anse.

Per questa figura è calcolabile la conta delle creste (ridge count).
Si possono avere varie tipologie diversificate dalla presenza di più anse interne.

Composito (bidelta composta)

È una figura complessa.
Presenta due triradi (delta) e uno o più nuclei (core).

Fig. 15: Disegno Composito bidelta composto

Analisi dell’impronta digitale

(Estratto dalle lezioni del Corso di Criminologia presso l’Università dell’Aquila - prof. Enrico Fabrini)

L’impronta digitale è costituita da un insieme di linee, dette creste o ridge line che scorrono in linee parallele, che a volte si intersecano o si interrompono, formando un disegno detto ridge pattern. Nell’ambito delle figure conosciute (anse, archi e vortici), possono essere individuate ulteriori particolarità conosciute come “minutiae”. Le minuzie (caratteristiche di Galton) sono un fattore determinante per la discriminazione delle impronte: infatti sono dei punti dove le creste hanno un comportamento anomalo.

Il modello per l’identificazione delle minuzie prevede che per ogni tipologia vengano memorizzate sia le coordinate (x, y) che l’angolo formato dalla tangente alla minuzia con l’asse orizzontale. In una prima fase, vengono rilevate tutte le minuzie sulle due impronte da confrontare; in una seconda fase viene effettuato il confronto propriamente detto. Analizzando l’andamento delle creste si notano delle aree in cui queste presentano degli andamenti particolari: curvature marcate, terminazioni, biforcazioni, asole, incroci, ponti, etc.

L’identificazione certa avviene solo per sovrapponibilità completa. Poiché raramente si dispone di reperti dattiloscopici completi, si è stabilito un numero minimo di minuzie che consenta una identificazione che superi il “ragionevole dubbio”. Tale numero è diverso in funzione delle svariate legislazioni; in Italia il numero minimo corrisponde a 16÷17 minuzie CERTE.

Ambito giudiziario

L’art. 349, co 2, c.p.p., “Identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini”, è un’attività a iniziativa della polizia giudiziaria. L’articolo prescrive che all’identificazione della persona si possa procedere anche eseguendo, ove occorra, rilievi dattiloscopici: «La dattiloscopia preventiva cura, pertanto, l’elencazione e l’aggiornamento dei cosiddetti elenchi dei precedenti dattiloscopici, funzionali a molteplici attività di Polizia e, più in generale, di Giustizia.» (Intini-Picozzi, 2009, 319).

Limiti di affidabilità

Il metodo statistico di Victor Balthazard, che è lo stesso che viene accettato e riconosciuto dalla Corte Suprema di Cassazione italiana, parte dall’ipotesi che un’impronta “completa” possieda circa 100 punti caratteristici. La rarità (e non unicità) è così espressa dalla formula: (1/4)n, dove la cifra “quattro”, rappresenta il tipo di minuzie che si ritrovano con più frequenza in un’impronta (termine di linea e biforcazione verso destra e verso sinistra), ed “n” rappresenta il numero di minuzie uguali per forma e posizione. Ad esempio, se a “n” si attribuisce il numero 17, si ottiene:

(1/4)17 = 1/17.179.869.184.

Che, detto in altre parole, significa: una possibilità su diciassette miliardi che due impronte con diciassette punti in comune, uguali per posizione e forma, appartengano a due individui differenti.

Fig. 16: Forma e denominazione delle principali e più comuni minutiae rinvenibili in un’impronta dattiloscopica

Bibliografia essenziale

  • N. A. Spaun. (2007). Forensic biometrics from images and video at the Federal Bureau of Investigation. In First IEEE International Conference on Biometrics: Theory, Applications, and Systems, pp. 1–3.
  • C. Neumann. (2012). Fingerprints at the crime-scene: Statistical certainty, or probable? Significance 9(1):21–25.
  • Enrico Fabrini (2012). – Appunti sui dermatoglifi e sulla dattiloscopia – Corso di Antropologia forense presso l’Università di Tor Vergata.
  • P. J. Kellman et al. (2014). Forensic Comparison and Matching of Fingerprints: Using Quantitative Image Measures for Estimating Error Rates through Understanding and Predicting Difficulty. Public Library of Science (PLoS One) 9(5):e94617.
  • John C. Russ (2016). – Forensic uses of digital imaging – CRC PressTaylor & Francis Group 6000 Broken Sound Parkway NW, Suite 300Boca Raton, FL 33487-2742.